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La breccia ossifera del Monte Cros

La breccia ossifera è stata scoperta nel gennaio 1976 durante i lavori di cava svolti dalla ditta Italcementi sulla sommità del Monte dei Cros presso Andonno. La cima originaria del monte era situata a 1054 m. s.l.m., ma all’epoca del ritrovamento l’attività estrattiva ne aveva abbassato il livello a 1000 m. s.l.m. L’esplosione di una mina portò alla luce una cavità carsica, il cui fondo, situato a 970 m., lascia presumere che la breccia fosse profonda circa 70 – 80 metri rispetto alla superficie originaria del Monte. All’interno della cavità sono emersi resti fossili e dentari in parte danneggiati dall’esplosione anche se si ritiene che parte del materiale sia andato perduto proprio a causa della stessa.

Dall’esame del sito gli esperti hanno ritenuto che l’origine di un accumulo di ossa in uno spazio così ristretto sia da attribuire alla funzione di trappola svolta dal pozzo nei periodi asciutti, come avviene in certe foibe attuali, anche se non si è esclusa la concorrenza di altre cause, come ad esempio il trasporto da parte di predatori. Pertanto gli animali cadevano nel pozzo senza poi riuscire a risalire e vi morivano all’interno.

In seguito all’analisi dei reperti rinvenuti si è potuto datare il sito al Pleistocene medio – superiore, un lasso di tempo relativamente lungo che va da circa 250.000 ad 80.000 anni fa, si era nel pieno dell’era glaciale dove a periodi di grande espansione delle calotte glaciali si intervallavano periodi interglaciali con clima più mite. Si ritiene con molta probabilità che la trappola che ha generato la breccia abbia funzionato per un periodo di tempo piuttosto lungo data la presenza contemporanea di animali vissuti in epoche differenti.

Come detto è probabile che parte dei fossili sia andata perduta durante l’esplosione della mina, nonostante ciò è stato possibile identificare i resti di mammiferi di grandi e medie dimensioni.

Sono stati identificati grandi erbivori, quali il bisonte della steppa (Bison priscus) dalle dimensioni circa un terzo superiori rispetto a quelle di un attuale bisonte, aveva corna che potevano arrivare ad un metro di lunghezza ciascuna, e il capriolo (Capreolus Sp.), di dimensioni simili al capriolo attuale. Sono stati scoperti poi i resti di due lupi, dalle dimensioni più piccole rispetto al lupo moderno, verosimilmente appartenenti ad una specie di lupo (Canis lupus Iunellensis) tipica del Pleistocene medio (circa 300.000 – 250.000 anni fa) e quelli di orso (Ursus arctos), le cui dimensioni erano superiori a quelle dell’orso bruno moderno. Da ultimo è stato molto importante il ritrovamento dei resti di istrice (Hystrix cristata), infatti questa è una specie di origine africana, attualmente presente nell’Italia centro – meridionale in ambienti tipo macchia mediterranea, che non va in letargo e abita regioni a clima mite. La presenza al Monte dei Cros di questa specie, è indicatore di condizioni climatiche più calde rispetto a quelle attuali, tenendo anche conto dell’altitudine del sito in cui sono stati rinvenuti i resti, dove oggi le condizioni climatiche sono certamente al di sotto del limite di sopravvivenza della specie, anche se non si può escludere che in passato le necessità climatiche della specie fossero state diverse rispetto a quelle attuali. Il complesso dei mammiferi di grandi e medie dimensioni indica un ambiente di tipo forestale montano, con boschi interrotti da spazi aperti, come testimonia la presenza del bisonte, specie frequentatrice di spazi aperti o zone leggermente boscose e un clima non troppo rigido, come sembra indicare la presenza dell’istrice e del capriolo, che predilige ambienti senza forti sbalzi di temperatura. Accanto ai resti dei macromammiferi sono stati altresì rinvenuti mammiferi di piccole dimensioni rappresentati da insettivori e roditori, lo studio dei quali ha permesso di raccogliere importanti informazioni per determinare l’età del sito e le condizioni climatiche ed ambientali dell’epoca.

La scoperta della breccia ossifera presso il Monte dei Cros ha rivestito notevole interesse dal punto di vista paleontologico in quanto in Piemonte per alcune specie come il bisonte o l’istrice non esistono altre segnalazioni durante il Pleistocene, inoltre ritrovamenti della stessa epoca sono circoscritti al Piemonte nord orientale, mentre sono molto più rari a sud del Po. È stato così possibile ricostruire un tempo in cui ad Andonno avremo potuto vedere aggirarsi orsi e bisonti, magari il futuro riserverà nuovi ritrovamenti e nuove sorprese!


Bibliografia: G. Giacobini, R. Malaroda, A. Biancotti, M. Jeannet, D. Arobba, La breccia ossifera del Monte dei Cros, 1976.

I resti della breccia ossifera del Monte dei Cros di Andonno sono conservati presso il Museo Civico di Cuneo, ma non sono esposti, bensì in deposito quindi non visibili al pubblico.

Per informazioni:
Comune di Cuneo
Settore Cultura e Attività Promozionali
Complesso Monumentale di San Francesco - Museo Civico
Tel. 0171.634175 / fax 0171.66137